Nel Forex le materie prime hanno una determinata rilevanza, in particolare il petrolio e l’oro hanno una correlazione con le valute legali. Come sfruttare a proprio vantaggio la correlazione che intercorre tra le materie prime e le valute fiat?
Esiste una correlazione tra petrolio e dollaro statunitense: si tratta di un rapporto che ha origini lontane, ma trova importanti applicazioni nel mercato Forex. Questa correlazione fornisce ottimi spunti di trading ed è ben comprenderla in modo approfondito. La migliore soluzione per fare trading sulle materie prime è quella di sfruttare le piattaforme CFD.
Correlazione nel Forex: è importante?
La correlazione tra asset finanziari è il rapporto che intercorre tra il prezzo di due diversi strumenti finanziari, che viene computato su un arco temporale. La correlazione può sussistere tra titoli azionari, valute, materie prime e qualsiasi altro asset. Una correlazione tra asset finanziari può essere positiva o negativa, diretta o inversa. Si ha correlazione:
- Diretta: quando due assets finanziari si muovono nella stessa direzione per cui se una delle attività correlata tende ad incrementare;
- Negativa o inversa: quando un asset incrementa di valore, mentre l’altro asset si svaluta sul mercato. Nel caso in cui un asset perda valore sul mercato l’altro attivo si rivaluta.
Le correlazioni si mantengono costanti nel tempo. Una correlazione è significativa quando è superiore o pari ad uno score del 70% negli anni successivi. Conoscere la correlazione tra due asset consente di guadagnare su fronti differenti, di elaborare strategie atte a proteggere il capitale e di raccogliere le dinamiche delle quotazioni.
Correlazione petrolio e dollaro statunitense: i motivi
Esiste una correlazione tra il petrolio e il dollaro statunitense: essa trova la sua origine in quanto l’oro nero viene quotato direttamente in dollari e ciò appare in maniera trasparente nel caso in cui si confrontino i grafici dei prezzi dei due assets. Il petrolio greggio è quotato in dollari statunitensi (USD). I paesi che importano petrolio lo pagano in dollari. Allo stesso modo, coloro che esportano la merce ricevono il pagamento in dollari statunitensi. Questo sistema risale ai primi anni ’70, dopo il crollo del gold standard di Bretton Woods: da allora ci fu l’ascesa del sistema del petrodollaro, che promosse l’ascesa del dollaro statunitense come valuta di riserva mondiale. I produttori e gli acquirenti di petrolio utilizzano questo sistema per scambiare la materia prima in dollari USA.
Ogni rialzo e ribasso del dollaro o del prezzo di un bene genera un immediato riallineamento tra il biglietto verde e numerosi cross forex. Questi movimenti sono meno correlati nelle nazioni senza significative riserve di petrolio greggio, come il Giappone, e più correlati nelle nazioni che hanno riserve significative come Canada, Russia e Brasile. Molte nazioni hanno sfruttato le proprie riserve di petrolio greggio durante la storica crescita del mercato energetico tra la metà degli anni ’90 e la metà degli anni 2000, indebitandosi pesantemente per costruire infrastrutture, espandere le operazioni militari e avviare programmi sociali.
Con la crisi economica del 2008 alcuni Paesi hanno ridotto l’indebitamento mentre altri Paesi lo hanno raddoppiato, indebitandosi maggiormente con le riserve. Questi carichi di debito più pesanti hanno contribuito a mantenere elevati i tassi di crescita fino al crollo dei prezzi globali del greggio nel 2014. Canada, Russia, Brasile e altri Paesi ricchi di petrolio sono stati costretti ad adattarsi al crollo della quotazione del dollaro canadese (CAD), rublo russo (RUB) e real brasiliano (BRL).
La pressione delle vendite si è estesa ad altri gruppi di materie prime, sollevando notevoli timori di deflazione mondiale. Ciò ha rafforzato la correlazione tra petrolio greggi e i centri economici senza riserve significative, come l’Eurozona. Le valute dei Paesi con significative riserve minerarie ma con scarse riserve energetiche, come il dollaro australiano (AUD), sono crollate insieme alle valute dei Paesi ricchi di petrolio.
Le problematiche nell’Eurozona
Il calo dei prezzi del greggio ha scatenato un timore deflazionistico nell’Eurozona dopo che gli indici dei prezzi al consumo sono diventati negativi alla fine del 2014. All’inizio del 2015 si sono intensificate le pressioni sulla Banca Centrale Europea (BCE) affinché introducesse un programma di stimolo monetario su larga scala per fermare la crisi. La prima tornata di acquisti dei titoli obbligazionari del quantitative easing (QE) è iniziata la prima settimana di marzo 2015. Il QE da parte della BCE è continuato fino alla metà del 2018.
L’Unione Europea sembra aver registrato una crescita nel 2019 e nel 2020 fino a quando la pandemia di COVID-19 ha innescato una profonda recessione economia. Nel 2022, l’aumento dei prezzi dell’energia ha contribuito a una diminuzione dei consumi delle famiglie, con un conseguente impatto sul sistema economico.
La situazione è stata aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina, che ha fatto impennare i prezzi del petrolio e ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza energetica dell’Europa. Con l’entrata in vigore delle sanzioni contro la Russia, diversi Paesi dell’Eurozona hanno iniziato a chiudere i rubinetti del gas. Con l’improvviso scoppio della guerra in Israele, a seguito degli inaspettati attacchi di Hamas, la paura e l’incertezza nei mercati potrebbero far lievitare i prezzi del greggio.
Correlazione petrolio-dollaro: perché si dice imperfetta?
La correlazione tra petrolio e dollaro si dice imperfetta in quanto riflette il trend delle quotazioni ed alcuni cambiamenti sul mercato del greggio, che sono in grado di influenzare il mercato Forex, soprattutto se si analizzano trend di lungo periodo.
Il petrolio non sembra essere l’unico fattore che può influenzare il mercato delle valute. I grafici delle coppie di valute e quelli del petrolio presentano degli scostamenti che possono avere un impatto diverso a seconda dei casi. A questo occorre anche aggiungere le scelte di politica monetaria effettuate dalle banche centrali che influenzano il forex in modo significativo e fanno registrare grandi movimenti che non hanno nulla a che fare con il commercio del petrolio.
Nella discesa del petrolio aveva avuto un ruolo molto importante l’aumento dell’offerta, per altro inasprita dall’eliminazione delle sanzioni all’Iran, e i disordini in Medio Oriente. Per queste ragioni si dice che la correlazione petrolio-dollaro è imperfetta, poiché potrebbero esserci altri fattori che potrebbero aggirare l’effetto dell’oro nero.