OneCoin, il “Bitcoin killer” è fallito a dicembre 2019: ecco quali sono i retroscena che ruotano intorno alla più grande truffa del XX secolo.
Doveva essere il Bitcoin killer, ovvero la criptovaluta in grado di scalzare la creazione di Satoshi Nakamoto dal suo dominio sul mercato dell’innovazione finanziaria, invece, si è rivelato una semplice truffa e ormai non esiste più. Stiamo parlando di OneCoin, progetto lanciato in pompa magna nel 2014 da Ruja Ignatova, con una campagna promozionale, la quale permise all’epoca di raggranellare ben cinque miliardi di dollari. Denaro donato da incauti investitori i quali avevano abboccato all’amo lanciato da quella che in seguito è stata indicata dal Federal Bureau Investigation degli Stati Uniti nella sua lista dei 10 maggiori ricercati. Andiamo a ripercorrerne le gesta, per capire come è stata possibile una truffa destinata a restare negli annali.
OneCoin: doveva essere l’alternativa a Bitcoin
“Bitcoin killer”: questo è il termine che è stato utilizzato ripetutamente nel corso degli anni per indicare le criptovalute che si proponevano di scalzare l’icona ideata da Satoshi Nakamoto dal suo ruolo guida.
Nessuna di esse è sinora riuscita nell’intento, ma almeno sono ancora in vita. Tutte meno una: OneCoin, appunto, il quale ormai da tempo è stato catalogato per quello che era, una semplice truffa.
A dimostrarlo il fatto che il token in questione non è mai stato varato, nonostante nel 2016, due anni dopo il suo lancio, venisse addirittura celebrato un grandioso evento a suo sostegno, nello stadio di Wembley. Proprio nel corso di quella kermesse Ruja Ignatova, la regista della clamorosa truffa annunciò alle migliaia di investitori convenuti sugli spalti del famoso stadio londinese che OneCoin stava diventando il killer di Bitcoin. Il sogno evocato l’11 giugno di quell’anno, però, si sarebbe ben presto tramutato in incubo per chi aveva messo incautamente i propri soldi nelle mani di quella che sarebbe poi stata indicata come CryptoQueen.
OneCoin, nulla più che uno schema Ponzi
All’epoca nessuno sospettava quello che stava per accadere. Eppure, i campanelli d’allarme sarebbero dovuti scattare sin da quando agli investitori fu chiesto di agganciare altri anelli alla catena, ovvero altre persone disposte a mettere soldi nel progetto.
Si stava infatti configurando il più classico degli schemi Ponzi, ovvero il modello di truffa ideato nel periodo immediatamente successivo alla Prima Guerra Mondiale da Charles Ponzi, un truffatore italiano che per primo intuì l’irresistibile forza di attrazione esercitata dalla catena di Sant’Antonio. Ovvero lo schema che prevede l’aggiunta di sempre nuovi adepti in modo da garantire un flusso continuo di soldi, destinati a finire nelle tasche dell’ideatore della truffa una volta che il meccanismo fallisca per assenza di nuove vittime.
Un triste epilogo dai contorni ancora incerti
L’epilogo della saga OneCoin è avvenuto nel 2017. Proprio in quell’anno, infatti, Ruja Ignatova ha fatto perdere le sue tracce e, naturalmente, quelle del denaro depredato. Da quel momento le autorità investigative di mezzo mondo hanno iniziato una vera e propria caccia alla CryptoQueen, mai però approdata a risultati concreti.
Della Ignatova, comunque, si è tornato a parlare nel febbraio di quest’anno, quando un giornale bulgaro, Bird, ha lanciato la notizia relativa alla sua uccisione, fondandosi su una informativa della polizia. Secondo gli autori dell’articolo, Atanas Tchobanov e Dimitar Stoyanov, la donna sarebbe stata giustiziata da un narcotrafficante sul suo yacht. Un vero e proprio regolamento di conti ordinato da una delle vittime delle sue macchinazioni.
Non è dato però sapere se la truffa in questione fosse sempre quella di OneCoin o un’altra, l’ennesima perpetrata da una donna che con tutta evidenza non è riuscita a restare lontana dalla tentazione di raggirare qualcuno. La notizia è ancora tutta da verificare, ma la vicenda resta a perenne monito di tutti coloro che sono soliti cedere di fronte alle prospettive di lauti guadagni. Una sirena la quale continua ad attrarre un gran numero di persone, ad oltre un secolo dal primo schema Ponzi della storia.