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Cripto e NFT: con la Legge di bilancio 2023 si fa più spazio alle criptovalute

Con la Legge di Bilancio 2023 il Governo Meloni dà più spazio alla criptovalute ed agli NFT. È la prima volta che l’Esecutivo presta massima attenzione al mondo crittografico ed agli NFT: ecco quali sono le novità.

Dopo aver incassato l’approvazione da parte del Senato, la Legge di Bilancio 2023 ha prestato attenzione al mondo delle valute digitali dal momento che negli ultimi anni il valore di questo asset è cresciuto esponenzialmente. L’interesse per il mondo crittografico e per gli NFT non è da sottovalutare da parte degli investitori che desiderano detenere questi assets nel proprio portafoglio. Cosa prevede esattamente la Legge di Bilancio 2023 in materia di criptovalute e NFT? Facciamo chiarezza.

Legge di Bilancio 2023: le novità sulle criptovalute

Sono cinque gli articoli inseriti nella Legge di Bilancio 2023 che sono dedicati al mondo delle criptovalute. L’articolo 31 è disciplina la tassazione delle operazioni sulle criptovalute, l’articolo 32 è dedicato alla valutazione delle cripto-attività, l’articolo 33 disciplina la rideterminazione del valore delle cripto-attività, l’art. 34 disciplina la regolazione delle cripto-attività e l’articolo 35 disciplina l’imposta di bollo sulle cripto-attività.

A dare una definizione di cripto-attività è lo stesso articolo 31 della Legge di Bilancio 2023: una cripto attività è una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere emessi, trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia blockchain. Finalmente, si tratta di un’evoluzione della disciplina delle valute digitali in Italia. L’articolo 31 della manovra di Bilancio 2023 prevede che siano imponibili i proventi e le plusvalenze realizzate mediante il rimborso o la cessione a titolo oneroso.

Molti investitori detengono da tempo criptomonete nel proprio portafoglio e tali assets possono aver subito un deprezzamento oppure un apprezzamento. C’è da domandarsi se tali assets subiscano una tassazione o meno.

Manovra di Bilancio 2023: in quali casi scatta la tassazione?

Le plusvalenze devono essere oggetto di tassazione nel caso in cui si verifichi la conversione delle criptovalute in monete aventi corso legale. Pertanto, chi detiene Bitcoin e li converte in Euro o Dollari Americani subisce una tassazione del 26%. Chi detiene Bitcoin e li converte in una Stablecoin (token il cui valore è ancorato a quello di una moneta avente corso legale) non subisce alcuna tassazione fino al momento in cui decide di convertire gli assets in valuta fiat. (In questo articolo parliamo sulla dichiarazione dei redditi e le tasse sulle cripto valute)

La legge di bilancio 2023 è chiara e recita quanto segue:

“non costituisce fattispecie fiscalmente rilevante la permuta effettuata tra cripto-attività aventi medesime caratteristiche e funzioni”.

Legge di Bilancio 2023: la disciplina degli NFT

Gli NFT (acronimo di non-fungible token) sono dei certificati che attestano l’autenticità, l’unicità e la proprietà di un oggetto digitale. Si pensi, ad esempio, ad un video, un’immagine, una canzone. Gli NFT vengono registrati in una blockchain e non possono essere copiati ed essere oggetto di scambio. Ogni NFT memorizza informazioni diverse e permette di certificare l’autenticità di asset digitali unici.

La normativa prevede la necessità di classificare la natura dell’NFT a seconda del diritto che il token incorpora. Per comprendere meglio come funziona la tassazione disciplinata dalla manovra di bilancio facciamo un esempio. Se un contribuente detiene una cripto attività al costo pari a 0 e decide di scambiare tale assets con un NFT, il cui corrispettivo è maggiore a zero, il contribuente è soggetto a tassazione.

L’articolo 31 della Manovra di Bilancio non fa menzione al limite pari a 51.645,69 euro, la soglia per il calcolo delle plusvalenze. Inoltre, la finanziaria 2023 non fa menzione al principio Last In First Out (LIFO) e neppure alla giacenza media.

La plusvalenza sarà tassabile solo se superiore a 2.000 euro per periodo di imposta. Le minusvalenze saranno deducibili solo se non inferiori a 2mila euro. Come stabilito dal TUIR le minusvalenze saranno riportabili negli esercizi successivi ma non oltre il quarto.

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