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Criptovalute: il caso Silvergate ed intervento della SEC

La Banca Silvergate, istituto di credito specializzato nel settore delle criptovalute, ha annunciato la chiusura.

All’inizio di marzo, anche Silvergate, banca specializzata nell’offerta di prodotti collegati alle criptovalute, ha aggiunto il suo nome alla lista dei crac che hanno colpito il settore dell’innovazione finanziaria. Una lista sempre più lunga, che lascia strascichi di non poco conto sul futuro delle aziende crypto. Vediamo perché.

Il crac di Silvergate

Silvergate è solo una delle tante tessere di un puzzle franato rovinosamente. Il suo fallimento, avvenuto all’inizio del mese di marzo è collegato proprio al crypto winter in atto ormai dall’inizio del 2022, coi fallimenti di aziende come Terra (LUNA), FTX, BlockFi, Voyager e Celsius. Ovvero attori di primo piano di un settore che era cresciuto a dismisura nel corso degli ultimi anni. Una crescita avvenuta però in assenza di regole chiare, la quale ha consentito ad un gran numero di truffatori, a partire da Do Kwon e Sam Bankman-Fried, di infiltrarsi alla caccia di soldi facili.

È bastato che il mercato entrasse in una fase di prolungata difficoltà per spedire al tappeto le realtà più opache o che, come Silvergate, erano troppo esposte nei suoi confronti.

Già prima di questa lunga teoria di fallimenti in molti avevano iniziato ad interrogarsi sulla necessità di regole sempre più stringenti, in grado di dare garanzie ai consumatori, senza ingabbiare troppo rigidamente l’innovazione finanziaria. Tra di essi anche la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti.

L’intervento della SEC: la regolamentazione si avvicina?

L’ente delegato alla sorveglianza dei mercati finanziari a stelle e strisce ormai da tempo ha messo le aziende del settore crypto sotto sorveglianza. Il simbolo di questa attenzione è la causa intentata contro Ripple, accusata di non aver rispettato le leggi federali sui titoli.

Occorre sottolineare che una parte del settore ormai da tempo appoggia la SEC nella sua battaglia. Gli esponenti più avveduti di questo particolare comparto hanno compreso in pieno come non intervenire dal punto di vista legislativo lasci campo libero a qualsiasi genere di abuso. Basta in effetti vedere quanto combinato dai fondatori di Terra e FTX, per capire come senza un quadro ben definito di leggi il far west sia dietro l’angolo.

Eppure, molti altri continuano a criticare il comportamento della FED, accusandola di portare avanti una semplice crociata tesa a garantire la finanza tradizionale. Una accusa che non tiene conto di un dato non proprio marginale: un crac dietro l’altro, nella voragine creata dalle criptovalute sono scomparsi centinaia di miliardi di dollari.

L’atteggiamento della politica

In questa storia, anche la politica ha voluto dire la sua, dividendosi come al solito. Se da una parte ci sono coloro che da sempre si proclamano contrari alle valute virtuali, a partire da Donald Trump e da Elizabeth Warren, potente senatrice democratica, dall’altra molti hanno deciso di spendersi a loro favore. Come ha fatto un altro democratico, il senatore dell’Oregon Ron Wyden, Presidente della commissione per le finanze, il quale ha preso le difese del settore chiedendo di evitare una caccia alle streghe. O come Cynthia Lummis, esponente repubblicana che da tempo si proclama fervente evangelista del Bitcoin.

A guidare questo secondo drappello è in particolare il deputato Warren Davidson, anche lui repubblicano, che il passato 16 aprile ha presentato un disegno di legge che punta a esautorare la stessa SEC, e il suo presidente Gary Gensler, sul tema. Il suo provvedimento, infatti, prevede che le decisioni sulle valute virtuali siano affidate ad un direttore esecutivo, tenuto a rispondere ad un consiglio.

La sua proposta è stata interpretata alla stregua della pratica dimostrazione del coacervo di interessi formatosi intorno al settore, considerato vitale, nonostante la crisi, per l’economia statunitense, indicato come tale nell’ordine esecutivo di Biden emesso all’inizio del 2022. Il problema è che proprio la mancanza di regole certe potrebbe infine spingere i consumatori a tenersi lontani dalle criptovalute.

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