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Fallimento Silicon Valley Banks: cause e conseguenze

Fallimento Silicon Valley Banks: scopriamo quali sono le cause e le conseguenze del crac.

Il crac di Silicon Valley Banks rappresenta l’ennesimo capitolo di un crypto winter in atto ormai da lungo tempo. L’istituto di credito, infatti, era considerato un vero e proprio bastione del settore legato all’innovazione finanziaria, cui forniva risorse destinate a sostenere non solo le grandi aziende, ma soprattutto le tante start-up che ne necessitano all’inizio del loro percorso. Proprio per questo motivo molti analisti hanno commentato con estrema preoccupazione il crollo della banca.

Silicon Valley Bank: i motivi del crollo

Il fallimento di Silicon Valley Bank è stato considerato alla stregua di un evento epocale, rappresentando il secondo peggior disastro del settore dopo quello che ha interessato Washington Mutual nel 2008. Nato nel 1983, a Santa Clara, su impulso di Robert Medearis e Bill Biggerstaff, l’istituto si è fuso tre anni dopo con National InterCity Bancorp, per poi sbarcare in Borsa nel 1988.

La politica su cui ha fondato le sue fortune è stata imperniata sul sostegno a piccole e medie realtà, quelle che necessitano di un aiuto nella prima fase della propria navigazione. Un sostegno che SVB ha condotto tramite elargizione di fondi e servizi. Perché è crollata la Silicon Valley Bank? Se è vero che l’azienda ha ad un certo punto detenuto oltre 200 miliardi di dollari nei suoi capaci forzieri, proprio l’eccessiva concentrazione sul settore dell’innovazione finanziaria si è infine rivelata il suo tallone d’Achille.

Quando nel corso degli ultimi mesi l’aumentare dei tassi d’interesse ha reso poco concorrenziali i suoi prodotti, questo fattore si è mixato alla vera e propria gelata che ha colpito il mondo crypto e alle difficoltà di molte stablecoin, che proprio all’interno di SVB detenevano i propri fondi. A quel punto, la tempesta perfetta era praticamente servita.

Cosa potrebbe accadere, a seguito del crac di Silicon Valley Bank?

Nelle ore immediatamente successive al crac di SVB, altri istituti di credito sono andati a rotoli. Se ne è parlato di meno non solo per l’ampiezza minore dei fondi detenuti, ma anche per il fatto che non erano ritenute aziende chiave per un determinato settore. Nel caso di SVB il discorso è profondamente diverso. La banca, infatti, è un tassello importantissimo in un puzzle complicato come quello rappresentato dal settore crypto. Non solo forniva fondi alle startup, ma deteneva depositi di alcune grandi aziende tecnologiche. Nelle ore immediatamente successive all’annuncio di quanto stava accadendo Circle, BlockFi e Avalanche hanno dovuto sospendere le operazioni sulle rispettive piattaforme.

Il problema, però, non si pone ora, ma è bensì destinato a manifestarsi più avanti. Occorre infatti vedere se la funzione di motore per l’innovazione finanziaria svolta da Silicon Valley Bank sarà ricoperta da qualcuno o se, al contrario, nessuno si sentirà di assumersi gli stessi rischi che possano ripetersi le condizioni che l’hanno messa al tappeto.

L’ultimo atto della vicenda

L’epilogo della vicenda SVB è giunto all’inizio del mese di aprile, quando le autorità di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi hanno annunciato che le attività della banca sono state acquistate dalla rivale First Citizens Bank. Fondata nel 1898, quest’ultima ha dichiarato di avere in deposito oltre 100 miliardi di dollari, svolgendo la sua attività tramite 500 filiali disseminate in 21 degli Stati USA.
Il problema non è però rappresentato dalla forza di First Citizens Bank quanto dal fatto che con ogni probabilità l’istituto cercherà di non ricreare le condizioni che hanno aperto la strada al crollo di SVB.

Ciò vuol dire che le aziende del settore crypto saranno costrette a cercare nuovi interlocutori, molto difficili da reperire in un momento in cui l’intero settore continua a navigare in acque estremamente incerte. La speranza di tutti, naturalmente, è che Bitcoin ricominci a correre in vista dell’halving del prossimo anno, trainando anche il resto della compagnia. Ma non c’è alcuna sicurezza, in tal senso.

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