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Il ritorno dell’inflazione: cause, effetti e come proteggere il proprio portafoglio

Tenere i soldi “parcheggiati” sul conto corrente bancario o postale non è molto conveniente in questo contesto caratterizzato dal trend inflazionistico. Con l’inflazione il potere di acquisto dei risparmiatori si è ridotto e gli investitori sono sempre più alla ricerca di valide soluzioni di investimento per proteggere il proprio portafoglio. Gli investitori hanno gli occhi puntati sull’inflazione che sta segnando un grande ritorno: ecco quali sono le cause, gli effetti e come proteggere il proprio portafoglio.

Inflazione: cos’è?

L’inflazione o trend inflazionistico non è altro che l’incremento generalizzato dei prezzi dei beni e dei servizi, prodotti alimentari, energia elettrica, benzina, il biglietto del treno e la piega dal parrucchiere. Il trend inflazionistico riduce la quantità di beni e di servizi che è possibile acquistare con i propri soldi.

Per questo si dice che l’aumento dei prezzi riduce il valore della moneta nel corso del tempo. Gli economisti sembrano sostenere che i 100 euro di oggi non equivalgono ai 100 euro di domani. Il contrario dell’inflazione è la deflazione, che comporta una riduzione del livello dei prezzi dei beni e dei servizi. Sia l’inflazione che la deflazione rappresentano serie minacce al sistema economico globale. La stabilità dei prezzi è uno degli indicatori di un sistema economico sano.

Come si può misurare l’inflazione?

Non è assolutamente semplice misurare l’inflazione in quanto è necessario cogliere un incremento generalizzato dei prezzi di un paniere di beni e dei servizi, che rappresenta le abitudini di consumo della popolazione. Per misurare l’inflazione è necessario costruire un indice dei prezzi al consumo, una media dei prezzi di un set di beni e servizi chiamato bundle, il cestino della spesa della popolazione. La media tiene debitamente conto dei singoli prodotti sul totale della spesa.

La variazione dell’indice dei prezzi al consumo riflette la variazione generalizzata dei prezzi, ovvero l’inflazione (in caso di incremento) o di deflazione (nel caso di riduzione). Il paniere dei prezzi viene costantemente aggiornato e revisionato in quanto riflette le abitudini di consumo degli italiani. Il primo paniere è nato in Italia nel lontano 1928 ed era inizialmente costituito da 59 prodotti.

Nel corso degli anni il cestino della spesa degli italiani è stato revisionato ed aggiornato: oggi il paniere conta oltre 1770 beni e servizi, che sono divisi in dodici gruppi. Lo scorso anno nel paniere sono entrati a fare parte la friggitrice ad aria, la psicoterapia individuale e la sedia da pc. In Italia è l’ISTAT, ovvero l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), che ha il compito di aggiornate il paniere dei beni e dei servizi.

L’Istituto di Statistica Italiano misura tre differenti indici dei prezzi al consumo: l’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato a livello europeo (IPCA), l’Indice Nazionale per l’Intera Collettività (NIC) e l’indice per le Famiglie di Operai e Impiegati (FOI). Il trend inflattivo dipende dalle abitudini di consumo delle persone. Esistono gli indici dei prezzi al consumo che escludono dal paniere alcuni beni e servizi con fluttuazione dei prezzi piuttosto ampie. L’inflazione misurata dagli indici depurati dai prodotti alimentari e dai prodotti energetici prende il nome di inflazione di fondo. L’inflazione di fondo fornisce agli economisti informazioni rilevanti per distinguere incrementi o riduzioni persistenti dei prezzi rispetto a fluttuazioni transitorie.

Quali sono le possibili cause dell’inflazione?

Quando la domanda di un bene o di un servizio aumenta e supera la quantità offerta, il prezzo cresce. Si parla di inflazione da domanda: ciò significa che la richiesta di beni e di servizi da parte dei consumatori supera la quantità offerta sul mercato. L’incremento dei prezzi può generarsi anche nel caso di aumento dei costi produttivi: in questo caso si parla di inflazione da offerta.

La quantità di beni e di servizi che desiderano comprare le persone non subisce cambiamenti, ma si riduce la capacità produttiva. Ciò si verifica quando un evento inatteso, lo scoppio di una guerra o di una pandemia, rende difficile l’approvvigionamento. Dietro l’incremento del trend inflattivo coesistono differenti fattori di domanda e di offerta. Negli USA la crescita elevata dei prezzi nella fase post pandemica è spiegata da un incremento della domanda, ma anche da una riduzione dell’offerta.

Quali sono gli effetti dell’inflazione sui risparmi?

L’elevato trend inflattivo rende più difficili le decisioni di consumo e di investimento di imprese e famiglie. L’inflazione comporta un incremento dei tassi di interesse rendendo più onerosi gli investimenti e i finanziamenti di lungo periodo (mutui e prestiti).

L’inflazione colpisce i risparmi accumulati nel tempo e riduce il potere di acquisto. Anche i redditi avranno un valore reale minore nel caso in cui non crescano come l’inflazione. Durante l’inflazione i redditi nominali più elevati vengono tassati di più: i contribuenti pagano più tasse e ciò comporta che il reddito reale netto sia di importo più basso. Questo fenomeno è noto come “drenaggio fiscale”.

Quali sono gli effetti dell’inflazione sugli investimenti?

Gli obbligazionisti che hanno investito su un bond statale sono sfavoriti dal trend inflattivo: con l’incremento dei tassi di interessi, il prezzo dell’obbligazione diminuirà per riflettere il minore valore reale che avranno le cedole e il rimborso del capitale. Chi detiene un titolo obbligazionario a tasso variabile indicizzato all’inflazione sarà più protetto in caso di incremento dell’inflazione. La crescita delle cedole, di contro, compenserà la perdita del potere di acquisto della moneta. La migliore strategia per preservare il portafoglio investimento sembra essere quella di diversificare gli assets e gli strumenti di gestione del risparmio.

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